Il Blockchain Education Network Italia esprime il suo disappunto per la recente comunicazione dell’On. Quintarelli (SC) riguardo un presunto PdL per limitare le applicazioni blockchain.
Nei giorni passati ha fatto molto discutere l’annuncio dell’On. Stefano Quintarelli, che ha affermato di aver presentato una proposta di legge, insieme ad altri colleghi, con l’intento di “vietare in italia le cryptomonete ad anonimizzazione totale”. Pur non essendo limitata a un singolo caso specifico, risulta evidente come, per tempismo e descrizione, la proposta sia correlata al lancio della crittovaluta Zcash, avvenuto il 28 ottobre, la quale promette ai suoi utenti la tutela dell’anonimato, in contrapposizione allo pseudo-anonimato attualmente offerto da Bitcoin.
Ovviamente le reazioni di chi opera nel settore o si interessa dell’argomento non sono tardate ad arrivare, quasi tutte connotate da stupore e indignazione. Fra le critiche costruttive mosse alla proposta di legge, le più valide sono quelle che argomentano facendo leva sull’impossibilità tecnica di attuare e far rispettare un eventuale divieto di utilizzo di Zcash e simili, vista comunque la loro naturale incensurabilità garantita dall’utilizzo della tecnologia blockchain.
Anche il Blockchain Education Network Italia, in quanto associazione coinvolta nella questione per competenza di settore, non può sottrarsi dal pubblicare una riflessione sull’accaduto che rispecchi la nostra linea ufficiale tenuta in merito, viste anche le numerose collaborazioni portate avanti negli ultimi mesi con le istituzioni politiche, con l’obiettivo di arrivare ad una corretta percezione e ad un utilizzo globalmente benefico delle crittovalute e del paradigma tecnologico che ne è alla base.
Come molti altri, anche il nostro parere riguardo alla proposta di legge non è positivo, ma invece che appellarci a motivi tecnici o ideologici e abbandonarci alla critica fine a se stessa, vorremmo mostrare come l’approccio a monte sia poco efficace. Preferiamo quindi proporre una riflessione più ampia, appellandoci a uno dei tre principi cardine del nostro operato, l’Education. La nostra attività si basa sull’Educazione perché riteniamo che il confronto sia la chiave per risolvere i problemi della società, per arrivare a un mutuo accordo fra libere persone. Il contrario del confronto invece sono la censura e la proibizione, perché necessariamente escludono l’atto di ragionare, riflettere e comprendere quello di cui si sta parlando.
Purtroppo la proposta di legge in questione è più un atto di censura che di confronto, perché esclude una riflessione critica sul problema e sulle vere dinamiche che stanno alla base di comportamenti ritenuti illeciti o potenzialmente dannosi dal punto di vista legale, adottando un approccio proibizionista.
Le crittovalute sono strumenti, di conseguenza non possono essere ritenute la causa e il motivo di azioni che le coinvolgono; avrebbe senso invece analizzare le situazioni e le motivazioni che spingono gli individui a commettere atti illeciti, indipendentemente dallo strumento che poi utilizzano per concretizzare i loro intenti, ed agire su quelle. La nostra opinione è che l’unico modo per prevenire comportamenti dannosi ed eliminare il problema alla radice è appunto l’Educazione, che porta alla comprensione.
Noi rimaniamo disponibili al confronto e, come sempre, siamo aperti a qualsiasi tipo di collaborazione e discussione finalizzate a costruire qualcosa di positivo.